Sandro Pertini, uomo vero

Sandro Pertini, Presidente della Repubblica 1978 - 1985Il 24 febbraio 1990 se andò per sempre Sandro Pertini. Settimo presidente della Repubblica Italiana. Nacque a San Giovanni di Stella, Savona il 25 settembre 1896. Era il presidente “vicino alla gente”. Si laureò in giurisprudenza e in scienze sociali. Fu iscritto al partito socialista di ispirazione Turatiana. Antifascista. Lo squadrismo fascista devastò più volte il suo studio savonese di avvocato. Fu arrestato la prima volta nel 1925 per aver diffuso un fascicolo che denunciava le illegalità fasciste nei confronti del caso Matteotti. Fu condannato al confino in Francia per cinque anni, nei quali cercava di formare un azione antifascista con Turati e Rosselli. Rientrò in Italia sotto falso nome, Luigi Roncaglia e fu scoperto. Condannato a dieci anni di carcere e tre di sorveglianza speciale. Sua madre chiese la grazia per lui. Pertini scrisse una lettera in cui chiedeva che sua madre non venisse ascoltata poi una grazia lo avrebbe umiliato mortificando la sua fede politica. Nel 1943 partecipa alla lotta partigiana, viene nuovamente incarcerato con Giuseppe Saragat (anch’egli futuro presidente della Repubblica) e condannato a morte. Tuttavia grazie all’aiuto della brigata partigiana Matteotti riesce a salvarsi. Approvò l’attentato di via Rasella contro i nazisti. Attentato che portò alla vendetta tedesca conosciuta come Massacro alle Fosse Ardeatine. Il nemico doveva essere colpito ovunque si trovasse. Pertini fu per tutta la vita pacifista e democratico tranne quando si parlava di fascismo. Il dolore che provava per come il popolo italiano fosse stato abbruttito e umiliato dal fascismo generò il lui un intransigenza senza appello. L’8 giugno 1946 sposò Carla Valtolina. Non ebbe mai la patente per spostarsi la moglie lo accompagnava sempre a bordo di una vecchia Fiat 500 rossa che venne poi donata al museo dell’auto di Torino. Fu il primo presidente che ruppe con i protocolli per mostrare sincera indignazione per come la classe politica italiana non seppe fronteggiare le calamità naturali e come la corruzione e le mafie stessero incancrenendo pezzi dello Stato. Era in prima linea a portare autentica commozione e partecipazione alle persone colpite da dolorose vicende. I suoi discorsi duri aspri ma sinceri conquistarono gli italiani. Come il sorriso con cui accompagnò l’ Italia alla conquista mondiale nel 1982. La sua comunicazione semplice e il suo agire spontaneo mancano molto. Pertini figura umana e morale irripetibile.

Ettore Poggi

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I limiti come le paure sono spesso un’illusione

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Il 1963 è sicuramente un anno a cui va tributata la paternità di molti avvenimenti che hanno segnato per sempre i favolosi anni 60 e condizionato quelli a venire. In Inghilterra i Beatles raggiungevano per la prima volta il primo posto della hit parade con Please Please Me. In Italia Segni trascorse l’ ultimo anno della sua breve presidenza della Repubblica prima della malattia e Tony Renis vinceva il Festival di Sanremo con Uno per tutte. Negli Stati Uniti, quasi parallelamente, iniziò  l’ultimo anno di vita di John Kennedy e l’ inferno vietnamita si avvicinava sempre di più. In Vaticano da poco meno di un anno il Concilio Vaticano II determinava cambiamenti epocali nella vita della Chiesa e il suo promotore, Giovanni XXIII,  tornava per sempre alla casa del Padre nel giugno 1963. In mezzo a tutti questi grandi avvenimenti il 17 febbraio 1963 nacque a Brooklyn un bambino di nome Michael Jeffry Jordan. E’ indiscutibilmente il più grande giocatore di basket della storia. Sciorinare il suo palmares con i numeri dei record è persino riduttivo. Non è solo un personaggio dello sport. E’ un uomo che si è misurato con se stesso, ha scovato i propri limiti, li ha conosciuti e ha imparato a superarli. Il primo grande testimonial di calzature sportive fu lui. Il numero 23 dei Chicago Bulls, diventò poi un marchio. Oggi altri sportivi appartenenti ad altre discipline amano sfoggiare il 23 come tributo al grande MJ. La sua leggenda sportiva iniziò nel 1984 dopo tre anni a North Carolina. Chicago fu la destinazione che il destino gli assegnò e si inserì subito nel dualismo Jordan-Bird. Diventò il più grande e dal 1991 al 1998, sotto la guida di Phil Jackson, diventò per sei volte MVP, migliore giocatore delle finali. Si fermò e poi riprese, complice anche la tragica scomparsa del padre, uomo fondamentale nella carriera di Michael. Quando nel 2009 fu premiato alla Hall of Fame disse dal palco ai suoi figli “non vorrei essere in voi per portare il fardello” e in una maniera che gli appartiene particolarmente disse quello che forse è il riassunto conclusivo della sua carriera “I limiti come le paure sono spesso un’ illusione”.  Un uomo che ha insegnato a porsi un obiettivo e poi a superarlo, rendendo semplice un gesto apparentemente impossibile, mettere un tiro libero ad occhi chiusi.

Ettore Poggi

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La leggenda del Gigante

James-Dean

Alle due del mattino dell’ 8 febbraio 1931, era una domenica, nacque  a Marion (Indiana) un bambino di 3 chili e 600 grammi, di nome James Byron Dean. I suoi genitori erano Winton Dean e Mildred Wilson. Negli anni trenta la famiglia Dean cambia diverse volte domicilio, prima si trasferisce a Fairmount nel 1933, poi a Los Angeles nel 1936 dove il padre ottenne un lavoro al Sawtelle Veterans Hospital. Nel 1940 Mildred muore a causa di un tumore alle ovaie. Il padre inviò il piccolo James in treno a Fairmount con il feretro della moglie. Si narra che a ogni fermata James scendesse dal vagone passeggeri per andare dal vagone dove era alloggiata la bara della madre per controllare che fosse ancora li. Venne poi ospitato dagli zii e nel 1947, al secondo anno della Fairmount High School, ottenne il primo ruolo di rilievo nella commedia Mooncalf Mugford. Il 1949 fu un anno importante. Vinse il primo premio ad un concorso statale della National Forensic League per la declamzione drammatica con il monologo Il manoscritto di un pazzo di Dickens. Si diplomò. il 31 maggio si trasferì in California dove raggiunse il padre che nel frattempo si era risposato. Ad agosto gli venne  regalata dal padre la sua prima auto: una Chevy del 1939. Nel 1950 lavorò come istruttore di atletica presso un accademia militare a Los Angeles. Nel frattempo si iscrisse alla UCLA. Il suo primo ruolo professionale, ovvero pagato, per il corrispettivo di 30 dollari lo percepì per fare la comparsa in uno spot della Pepsi-Cola. L’anno successivo abbandonò l’Università, recitò in una particina l’apostolo Giovanni in Hill Number One. Le ragazze della parrocchia fondarono l’unico fan club in suo onore con lui in vita, The immaculate Heart James Dean Appreciation Society. Trovò una piccola parte in Il Capitalista di Douglas Sirk. Frequentò per diversi mesi l’Actors Studio. Nel 1954 debuttò a Broadway con L’Immoralista di Gide. Qualche settimana dopo ottenne una parte importante in Lavalle dell’Eden di Elia Kazan. Durante la lavorazione del film ebbe la sua storia d’amore più importante con la attrice italiana Anna Maria Pierangeli. Relazione osteggiata dalla madre di lei. Infatti pochi mesi dopo lei sposò il cantante Vic Damone. Si dice che James si posizionò all’uscita della chiesa facendo rombare il motore della sua moto. Il primo semestre del 1955 lo vide impegnato sul set di due film Gioventù Bruciata e Il Gigante. A luglio fece uno spot per la sicurezza stradale, e ad agosto si fece vedere per la prima volta ad un party hollywoodiano con una giovane attrice Ursula Andress. Un mese dopo comprò una Porche 550 Spider, nove giorni dopo perse la vita in una gara di velocità a Cholame. Era un ragazzo di poche parole, si dice che amasse la scrittura e che fantasticasse un futuro da scrittore. Amava apparire con la barba di qualche giorno, i capelli spettinati e con i vestiti rattoppati. Nascondeva gli occhi tristi dietro occhiali da sole anche di sera. Era un tipo disordinato, diceva che la sua casa fosse un cestino con le mura attorno. Teneva i soldi nei calzini arrotolati nell’armadio. Mangiava male. Amava sorprendere il pubblico, andare oltre il copione, creare il suo personalissimo personaggio ogni volta. James Dean è andato oltre, così tanto che sembra che la sua vita rincorra sempre la sua leggenda.

Ettore Poggi

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Ungaretti, la parola che illumina d’immenso

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L’ 8 febbraio del 1888 nacque ad Alessandria d’ Egitto Giuseppe Ungaretti. Figlio di italiani; suo padre lavorava come operaio al canale di Suez e morì quando Giuseppe aveva solo due anni per una malattia contratta sul lavoro. La madre, che il poeta ricorda come donna di estrema energia e grande religiosità, gestiva un forno alla periferia di Alessandria. Studiò in collegio, in una scuola svizzera di Alessandria, e si formò con le letture di Leopardi, Baudelaire, Mallarmé e Nietzsche. Lasciò l’Egitto nel 1912. Alloggiò a Firenze, a Roma e poi a Parigi. Frequentò ambienti artistico letterari, con una predilezione per le avanguardie: Picasso, Soffici, Palazzeschi, Boccioni, Modigliani e Marinetti. Nel 1915 si trasferì a Milano. Sempre in quell’anno publicò su Lacerba le prime poesie. Fu arruolato come soldato nella Prima Guerra Mondiale. Combatté sul Carso e, come ricordò in seguito, approfittava delle licenze che gli venivano concesse per recarsi dove volesse, lui preferì raggiungere spesso Parigi. Rimase nella capitale francese anche dopo la fine della guerra come corrispondente della Gazzetta del Popolo. Lavorò anche all’ufficio stampa dell’ambasciata italiana. Nel 1920 sposò Jeanne Dupoix. Nel 1928 fece un’esplicità professione di fede cattolica, la quale influenzò la sua opera poetica. Nel 1931 pubblicò l’opera Allegria che constava nella sistemazione delle opere precedenti dando una coerenza e una forma più organica. Rielabora il messaggio formale dei simbolisti con l’esperienza della guerra fatta di male e morte, nacquero in questa ottica Mattina e Soldati. Nel frattempo il suo linguaggio poetico subì una maturazione più vicina alla tradizione attraverso l’opera Sentimento del Tempo, 1933. Aderì al fascismo al quale dedicò la poesia Popolo. Mussolini scrisse anche la prefazione alla raccolta Il porto sepolto. La sua fama si espandeva. Gli fu conferita una cattedra di Lingua e Letteratura italiana a San Paolo in Brasile dove rimase fino al 1942. In quella parentesi brasiliana morì il figlio nel 1939. Al suo rientro compose una riedizione di Allegria che sarebbe poi stata il prologo per l’opera Vita di un uomo. L’associazione degli scrittori a fine guerra minacciò la sua epurazione dalla stessa per la sua adesione al fascismo, ma alla fine non furono presi provvedimenti. Nel 1947 uscì l’opera Il Dolore imperniato sulla perdita prematura del figlio e sull’esperienza di guerra. Nel 1950 seguì la pubblicazione dell’opera La terra promessa, successivamente la raccolta: Un Grido e Paesaggi. Nel 158 lasciò l’insegnamento universitario. Gli anni successivi comparì in televisione leggendo i suoi versi. Morì il 1 giugno 1970. La poesia ungarettiana ha la particolarità di essere incarnata dalla parola, pura, creatrice, capace di rivelare nella sua semplicità il mistero della vita. Persino l’a capo e lo spazio bianco della riga sorreggono il significato essenziale e totalizzante della parola Ungarettiana. Rimane il poeta italiano più famoso del novecento ed esponente principale dell’ermetismo.

Ettore Poggi

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Il regista che amava le donne

jules et jim

Parigi, il 6 febbraio 1932 nacque François Truffaut. Fu un grandissimo regista, sceneggiatore, produttore cinematografico, attore e critico cinematografico francese. Segnò insieme a registi come Jean-Luc Godard, Claude Chabrol, Eric Rohmer e Jacques Rivette una corrente culturale cinematografica nota come la Nouvelle Vague. Quel movimento era caratterizzato da un’ ispirazione dal neorealismo italiano coniugata ad uno scardinamento delle regole di ripresa e di montaggio del cinema classico. Ebbe un’ infanzia tormentata, non conobbe mai il padre biologico e questo lo portò ad avere un carattere polemico e intransigente. Folgorato dal cinema, passò tutta l’adolescenza a guardare film. Il critico francese André Bazin lo salvò da diversi guai giudiziari in cui s’era cacciato per colpa del suo spirito ribelle inserendolo in un circolo di critica cinematografico. Il giovane François iniziò così a scrivere per delle riviste di cinema e poi, sempre grazie a Bazin, passò ad una rivista nata in quegli anni i Cahiers du cinéma. Con le conoscenze che maturò riuscì a fare l’assistente di Roberto Rossellini. Conobbe Jean-Luc Godard con cui scrisse il film Fino all’ultimo respiro, film icona della Nouvelle Vague. Si interessò ad un romanzo di Henri-Pierre Roché, Jules et Jim. Questo titolo lanciò la grande attrice francese Jeanne Monreau. Era la storia di un triangolo amoroso tra due amici e una ragazza, mescolato con il gusto per la letteratura e le lingue. Anche questo film rimane iconico tutt’ora attraverso la corsa sul ponte dei tre. Il tema ricorrente di Truffaut è l’adolescenza fatta di inquietudine, infelicità e solitudine. Calata in un percorso di conoscenza interiore caratterizzato dalla scoperta dell’amore. Il successo arrivò proprio con il film I 400 Colpi, nel 1959. La storia dell’adolescente Antoine Doinel che sarà protagonista anche nei suoi film successivi L’amore a vent’anni (1962), Baci rubati (1968), Non drammatizziamo… è solo questione di corna (1970) e L’amore fugge (1979). Nei suoi film vi sono ritratti di adolescenti e di donne tra i più poetici, sociologici e pedagogici che il cinema avesse conosciuto prima. In Fahrenheit 451 nel 1966 troviamo tutto l’amore per la letteratura. Nel 1973 il film Effetto Notte porta con sé tutto l’amore che Truffaut nutriva per il cinema. La storia del film vede il susseguirsi della costruzione di un film,  le sue difficoltà realizzative e gli amori che vede nascere sul set. Nel 1977 non si fece mancare anche l’esperienza di attore per Steven Spielberg nel film Incontri ravvicinati del terzo tipo dove interpretò uno scienziato francese. Nello stesso anno realizzò L’uomo che avama le donne, la storia di un uomo e le sue storie sentimentali, ovviamente corroborato da esperienze personali del regista. Fu un indomabile seduttore, ebbe molte donne, tra cui la moglie Madeleine Morgenstern che gli diede tre figlie. Morì per una grave malattia al cervello a Parigi il 21 ottobre 1984. Il suo cinema ha accarezzato due decenni, nei quali ci lasciò anche un opera fondamentale per chi ama il cinema, il libro Il cinema secondo Hitchcock, il migliore libro di cinema mai scritto che racconta le lunghe conversazioni tra i due registi sulla carriera del regista del brivido.

Ettore Poggi

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