Gli Occhi di Schumacher

Michael-Schumacher

Il 3 gennaio 1969 nasce a Hermülheim Michael Schumacher. Pilota di automobilismo. Vincitore di sette mondiali di formula 1 attraverso la conquista di 91 gare. Record. Il pretesto del suo compleanno consente di porre lo sguardo su un aspetto particolare della vita di Schumacher. Gli occhi. Milioni di occhi lo hanno seguito nei vent’anni in cui sfrecciava sulle piste di formula 1 di tutto il mondo. Occhi che lo hanno ammirato, avversato e invidiato. I nostri occhi che lo hanno visto crescere dal 1991, anno di esordio con la Jordan gialla. Abbiamo ammirato la sua evoluzione, il suo modo di imporsi sugli avversari. Da quando nel 1994 iniziò la sua gloria sportiva con il primo campionato del mondo vinto, proprio quando finiva la gloria terrena di Ayrton Senna, consegnando il fuoriclasse brasiliano al mito. In pista possedeva la costanza di rendimento di Prost, la meticolosità di Lauda. Qualcuno accomunò l’abilità di guida sul bagnato a quella del grande Ayrton. Un duello durato purtroppo un paio di gran premi. Forse era destino che Ayrton dovesse solo avere come avversario Prost. Milioni di occhi che videro la tenacia di Michael che spesso sfociava in manovre al limite, come è la vita di un pilota. Gli occhi della moglie che lo ammirava mentre saltava sul gradino più alto del podio. Gli occhi di chi non gli perdonava l’esprimersi in inglese invece dell’italiano. Gli occhi di Michael che piansero dopo la vittoria al  gran premio di Monza del 2000 quando iniziò a sentire che forse era l’anno buono per rivincere il mondiale, dopo alcune gare deludenti. Gli occhi di chi ha ricevuto la sua beneficenza in segreto, e di chi ha testimoniato la sua beneficenza invece attraverso manifestazioni pubbliche.  Gli occhi del giovane Vettel che hanno avuto l’onore di guardare gli occhi di Michael, il suo mito,  congratularsi al suo primo successo mondiale pochi anni fa. Un grande uomo che ha corteggiato il limite ogni volta che lo sport diventava gara, anche con se stesso. Ora Michael s’è nascosto ai nostri occhi, giustamente, la sua dignità viene prima di tutto. Le cronache ci raccontano che le sue parole i suoi gesti sono misteriosamente fermi nei suoi occhi. Ogni tanto gli capita di commuoversi con i suoi cari. Gli capitava anche anni fa davanti ad un film, quando ci sembrava impossibile che un tedesco così squadrato potesse avere un cuore tenero, nobile e generoso. E’ consolante pensare che in fondo i nostri sguardi che lo hanno accarezzato sono ancora li dentro i suoi occhi e lo accompagnano. Come la spada di un guerriero alla sua battaglia più importante, speriamo per celebrare una nuova vittoria.

Ettore Poggi

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Wittemberg, li 3 gennaio 1521

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Wittemberg, lì 3 gennaio 1521
La mattina del 3 gennaio 1521, tre colpi di martello inchiodano sulla porta della chiesa di Wittemberg la bolla papale “Decet Romanum Pontificem” di Leone X. E’ la condanna definita promulgata dalla Chiesa di Roma a Martin Lutero, considerato ora eretico, insieme a tutti coloro che si ritengono seguaci della sua dottrina. Sarà lo stesso teologo tedesco a prendere atto della scomunica bruciando la bolla papale. La partita che la Chiesa di Roma e Lutero stavano giocando sullo stesso scacchiere è finita, lo scisma è iniziato. Per smuovere la Chiesa nelle sue fondamenta sono servite 95 tesi, affisse sul portone della stessa chiesa cinque anni prima dallo stesso Lutero e alcuni concetti tanto semplici quanto potenti: predestinazione, lettura diretta delle sacre scritture, salvezza per sola fede, inutilità del sacramento della confessione. La lotta di Lutero era una battaglia contro le indulgenze che la Chiesa cattolica dell’epoca non dispensava secondo il volere di Dio, ma secondo gli interessi economici privati dei vari pontefici che si susseguivano nel corso della storia: uno dei motti più famosi dell’epoca, coniato proprio da un arcivescovo fu “appena una moneta gettata nella cassetta delle elemosine tintinna, un’anima se ne vola via dal Purgatorio”. Le idee diffuse da Lutero trovarono quindi perfetta sintonia con il malcontento dei principi tedeschi e della popolazione avversa al malcostume della Chiesa: la nascita, lo sviluppo e la piena esistenza della Chiesa Protestante ne sono la piena testimonianza. Lutero fu una personalità difficile da comprendere, forse anche per se stesso: egli evitò gli estremismi, contro la Chiesa cattolica, in cui degenerò Giovanni Calvino e forse alla fine della sua vita cercò, secondo la leggenda, una riappacificazione con il papato, chiedendo di poter prendere l’abito sacerdotale. Di certo alcuni suoi pensieri ci fanno comprendere quanto il suo pensiero fosse avanti per la sua epoca e, forse anche per la nostra:
“La superstizione, l’idolatria e l’ipocrisia percepiscono ricchi compensi, mentre la verità va in giro a chiedere l’elemosina”
Cit. Martin Lutero

Roberto
m-lutero

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Per qualche Leone in più

sergio leone

Il 3 gennaio 1929 nacque a Roma Sergio Leone. Regista e produttore cinematografico italiano. Figlio d’arte, i suoi genitori erano il regista Roberto Roberti (alias Vincenzo Leone) e l’ attrice Bice Valerian (alias Edvige Valcarenghi). Cresciuto a Trastevere, conobbe e studiò una vasta umanità romana che è poi entrata massicciamente nei suoi film. Fu un grande ammiratore dei film western di John Ford dal quale ricavò una distanza concettuale precisa: i personaggi di John Ford guardavano con speranza gli spazi sconfinati, i personaggi di Leone avevano paura di riceversi una pallottola in mezzo agli occhi. Il suo esordio risale all’età di quattordici anni con suo padre, nel film Bocca sulla strada. La sua seconda esperienza è targata De Sica, dove fece l’assistente gratuito e svolse la parte di un giovane prete nel film Ladri di biciclette. In seguito collaborò con registi del calibro di Gallone, Camerini, Soldati, Blasetti, Comencini e De Sica. Quando le produzioni hollywoodiane vennero a Roma a girare i film Peplum (storie in costume riprese dalla Bibbia) lavorò con registi come William Wyler e Mervyn LeRoy. Diresse la scena della corsa delle bighe in Ben Hur. Collaborò in Quo vadis e altri film americani. Questa esperienza gli consentì di sviluppare uno stile personalissimo che si è poi imposto a livello internazionale. Grandissimo narratore per immagini, Leone riusciva a dare spessore ai personaggi con i primissimi piani sugli sguardi. La sua regola era la spettacolarità in ogni scena. Un campo lungo e un primissimo piano erano studiati con la medesima grandissima attenzione.  Il suo primo film da regista fu Il Colosso di Rodi. Con i western Per un pugno di dollari e Per qualche dollaro in più diede prova di composizione maniacale delle scene. Faceva uso dei dettagli spesso sulle armi usate dai suoi personaggi, sulle cosce dei cavalli, gli zoom plateali. Bernardo Bertolucci e Dario Argento furono gli sceneggiatori con lui di C’era una volta il West. Il film Il Buono, il Brutto e il Cattivo fu ispirato da un film di Kurosawa La sfida del Samurai. Possiamo tranquillamente individuare due trilogie nelle sue opere, la prima quella del dollaro (Per un pugno di dollari, Per qualche dollaro in più, Il buono il brutto e il cattivo). La seconda trilogia quella del tempo e la memoria (C’era una volta il west, Giù la testa e C’era una volta in America). Stanley Kubrick ebbe a dire che senza i film di Sergio Leone non avrebbe mai realizzato Arancia Meccanica. Quentin Tarantino lo eleva a maestro e ogni suo film è farcito di citazioni leoniane. Clint Eastwood fu scoperto da Leone nella serie televisiva Rawhide. Il primo film di Clint Eastwood regista a prendere un oscar fu Gli spietati. Clint all’inizio del film pose la scritta in onore dell’ amico e maestro “a Sergio”. Il sodalizio con Ennio Morricone, secondo solo al binomio Lennon e McCartney, rese possibile la valorizzazione di un elemento comune al cinema e alla musica e trasporlo nel racconto filmico magistralmente, il tempo. Un uomo che viene raccontato come in apparenza serio e burbero, ma dall’animo buono e riflessivo. Possedeva senso dell’ ironia che mescolava con il cinismo in un equilibrio straordinario. Il suo ultimo film C’era una volta in America sviluppava una trama che intrisa di malinconia annodava i suoi temi prediletti: l’amicizia, il tradimento e la memoria. Attraversando diversi generi poliziesco noir il thriller psicologico e il dramma sentimentale. Quella maliconia che ha pervaso poi chiunque si sia appasionato al cinema di Leone. Lasciandoci per sempre il 30 aprile 1989 a chi lo ama ancora oggi viene da chiedersi cosa darebbe “per qualche film di Leone in più″.

Ettore Poggi

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Scoprire le nostre tracce nel Futuro

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Conoscere la storia è un buon modo per apprendere il nostro passato, capire ciò che siamo nel presente e avere delle solide basi per scoprire il nostro futuro. E’ insito nell’essere umano sperare in un futuro migliore e cercare di prevederlo con anticipo: c’è chi si rivolge alle cartomanti, agli indovini, alle stelle, alle combinazioni astrologiche, e chi si affida al passato, o meglio alla storia.

L’uomo, la vita, la terra e l’universo, tutto è ciclico: l’uomo nel corso della propria esistenza nasce, cresce, si sviluppa, decade e muore; la morte è parte integrante della vita stessa, ne rappresenta il suo ciclo conclusivo. La terra ruota su se stessa generando le stagioni che si ripetono ciclicamente e permettono così alla natura di rinascere e sbocciare in primavera, di svilupparsi in estate, di decadere in autunno e morire in inverno per rinascere nella stagione successiva. Le scoperte scientifiche ogni giorno ci permettono di scoprire un universo in continua evoluzione, apparentemente immobile, ma mai uguale a se stesso, un infinito in cui riecheggia quel suono primordiale e in cui ogni costellazione e pianeta lo legano al suo atto di nascita. La storia dell’uomo è il derivato di tutti questi elementi: l’uomo stesso che si è evoluto nel corso dei secoli, che ha imparato a sopravvivere nella natura, a cercare di dominarla, a vivere nel mondo, a scoprire l’universo. Ciò che l’uomo ha vissuto da quando è nato si è sempre ripetuto nella storia ciclicamente: i fatti come guerre, paci, scoperte, e i sentimenti e gli stati d’animo come paure, ansie, passioni; tutto questo ha generato un bagaglio di esperienze vissute che ci parlerebbero se solo le ascoltassimo. Il disastro di Hiroshima ci aiuta a comprendere il potenziale distruttivo della bomba atomica, le lotte tra Ebrei e Palestinesi che sangue chiama sangue, l’olocausto quanto possa diventare infimo e cattivo l’animo umano, i conflitti mondiali che la guerra non risolve i problemi di questo mondo, che la pace genera pace e il denaro discordia e diseguaglianza. L’uomo contemporaneo avanza spedito verso il progresso, ogni cosa che lo circonda lo spinge verso il futuro: tablet, smartphone, internet ne sono i principali fautori; colonizzare lo spazio è la prossima fermata di questo viaggio sul treno del progresso. Fermarsi per guardare il passato è sempre stato bollato come tradizionalismo, conservatorismo e anti progresso.

L’uomo per questa vita non ha disposizione un manuale di istruzioni in cui si spiega come poterla vivere nel migliore dei modi, come evitare le difficoltà, i dispiaceri, i dolori e le amarezze e cosa poter fare per essere felice, amato e magari anche ricco; l’uomo, però, per questa vita, ha a disposizione un catalogo di due millenni di storia, come minimo, dal quale poter attingere e nel quale alcuni grandi storici si sono premurati di raccontarci il loro presente perché l’uomo del futuro potesse non più compiere gli stessi errori. Questo blog vuole raccontare la storia, i fatti, il vissuto, le vittorie e le sconfitte degli uomini del nostro passato, perché è dalle loro esperienze che possiamo comprendere meglio il nostro presente, il nostro futuro e soprattutto noi stessi.

“Tra uomo e uomo non c’è grande differenza. La superiorità consiste nel trarre vantaggio dalle lezioni dell’esperienza”

Cit. Tucidide

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