Dalle macerie della disfatta di Caporetto nasce la riscossa italiana: vinciamo a Vittorio Veneto, liberiamo Trento e Trieste, l’Austria-Ungheria firma l’armistizio, il 4 novembre la guerra è finita e pochi giorni dopo costringiamo la Germania a sottoscrivere l’armistizio. Il giovanissimo stato italiano, mal organizzato e ancor meno equipaggiato, vince la prima guerra mondiale. I fattori di questo successo si possono trovare non certo nella preparazione del conflitto bellico, come al solito sottovalutato dal comando generale; non certo nella forza di uno stato nato da appena cinquant’anni, ma dilaniato da conflitti interni: si era fatta l’Italia, ma non ancora gli italiani; non certo nelle risorse politico-economiche interne del paese: l’Italia essendo sempre stata alla mercé dei conquistatori stranieri fu sempre più saccheggiata che condotta verso il progresso. Rimane allora da considerare quel fattore umano, tanto presente nei versi delle canzoni che rievocano la prima guerra mondiale. Parole come sacrificio, umiltà, Piave, vittoria, Italia erano sulla bocca di tutti i soldati che si apprestavano ad andare al fronte, anche di quei ragazzi del ’99 (1899 si intende), che dopo la disfatta di Caporetto, a soli quindici-sedici anni furono arruolati nelle fila dell’esercito. Furono quelle idee e quei sentimenti nati nell’Ottocento da quei moti rivoluzionari, che portarono l’Italia a costituirsi Stato, a spingere quegli stessi italiani a difendere quella stessa giovane patria. Il 4 novembre 1921, raccolto il corpo di un soldato deceduto durante il primo conflitto mondiale e di cui non si conoscevano le generalità, venne eretto a Roma il monumento al Milite Ignoto e venne deposta al suo interno la bara di questo soldato. L’intento fu quello di mantenere viva la memoria di quanti diedero la vita per difendere la patria, ma oggi non ce lo ricordiamo più.
Roberto
La guerra contro l’Austria-Ungheria che, sotto l’alta guida di S.M. il Re, duce supremo, l’Esercito Italiano, inferiore per numero e per mezzi, iniziò il 24 Maggio 1915 e con fede incrollabile e tenace valore condusse ininterrotta ed asprissima per 41 mesi è vinta. La gigantesca battaglia ingaggiata il 24 dello scorso Ottobre ed alla quale prendevano parte cinquantuna divisioni italiane, tre britanniche, due francesi, una cecoslovacca ed un reggimento americano, contro settantatre divisioni austroungariche, è finita. La fulminea e arditissima avanzata del XXIX corpo d’armata su Trento, sbarrando le vie della ritirata alle armate nemiche del Trentino, travolte ad occidente dalle truppe della VII armata e ad oriente da quelle della I, VI e IV, ha determinato ieri lo sfacelo totale della fronte avversaria. Dal Brenta al Torre l’irresistibile slancio della XII, dell’VIII, della X armata e delle divisioni di cavalleria, ricaccia sempre più indietro il nemico fuggente. Nella pianura, S.A.R. il Duca d’Aosta avanza rapidamente alla testa della sua invitta III armata, anelante di ritornare sulle posizioni da essa già vittoriosamente conquistate, che mai aveva perdute. L’Esercito Austro-Ungarico è annientato: esso ha subito perdite gravissime nell’accanita resistenza dei primi giorni e nell’inseguimento ha perdute quantità ingentissime di materiale di ogni sorta e pressoché per intero i suoi magazzini e i depositi. Ha lasciato finora nelle nostre mani circa trecento mila prigionieri con interi stati maggiori e non meno di cinque mila cannoni. I resti di quello che fu uno dei più potenti eserciti del mondo risalgono in disordine e senza speranza le valli, che avevano disceso con orgogliosa sicurezza.
Armando Diaz – Comando Supremo, 4 Novembre 1918, ore 12