Erano le 6 del mattino del 18 gennaio 1943 quando una colonna tedesca entrò nel ghetto di Varsavia con l’obiettivo di rastrellare chi vi risiedeva. L’azione consisteva nel accerchiare gli edifici ed intimare l’uscita degli abitanti. Nei mesi precedenti alcuni movimenti giovanili che animati dai sentimenti della resistenza, anche armata se necessario, fondarono un gruppo di ispirazione socialista chiamato Zob (Organizzazione ebraica di combattimento). Il giovane ebreo polacco Mordechaj Anielewicz assunse il comando del gruppo. Quella notte la Zob fu presa di sorpresa dai tedeschi, non ci fu modo di pianificare una reazione. Il piano tedesco consisteva nel ridurre la popolazione del ghetto attraverso il trasferimento ad est di 8.000 operai ebrei, destinati ai campi di sterminio, e altri 16.000, destinati alla fabbrica di munizioni di Lublino. L’operazione fu condotta rapidamente. Le persone selezionate furono incolonnate e condotte fuori del ghetto. Percorsero la via Kiska in direzione della Umsclagplatz dove ci sarebbe stato il convoglio ferroviario ad attenderli. In quegli attimi Anielewicz organizzò un azione disperata con una dozzina di uomini armati di pistola. Essi si infiltrarono nella colonna in movimento. Un cenno deciso e ogni militante aprì il fuoco contro il tedesco più vicino. Nel frattempo un altro componente del gruppo Zuckermann distrasse un gruppo di tedeschi deviandoli in un appartamento riuscendo a ferirne alcuni. L’attacco firmato Zob fu una sorpresa, erano riusciti a cogliere impreparati i tedeschi per la prima volta. Fu la prima volta che un gruppo resistente apriva il fuoco contro i nazisti nel ghetto. Diversi tedeschi rimasero vittime di quell’operazione. Gli uomini in colonna riuscirono a disperdersi nel marasma. Pochi attimi dopo i tedeschi superiori come numero di uomini e di armi si riappropriarono del loro ruolo in quelle zone. Fu indubbiamente un’azione coraggiosa e pazza della Zob, sfidò la razionalità. Il risultato politico che possiamo trarne fu la consapevolezza tra le fila ebreo polacche che era possibile battersi contro il nemico più forte. I giovani polacchi erano pronti a tutto e questa esperienza preparò la strada per la ribellione che avvenne un paio di mesi più tardi.
Ettore Poggi