Il file rouge: da Portella della Ginestra a Pio La Torre

Il 1 maggio 1947 presso la località Portella della Ginestra vengono barbaramente trucidati un gruppo di lavoratori, donne e uomini, riunitisi per protestare contro la mancata assegnazione delle terre. Era in corso, infatti, negli anni del dopo guerra in Sicilia una dura lotta tra i nullatenenti, e i grandi latifondisti: i primi chiedevano l’assegnazione delle terre feudali, i secondi pretendevano di mantenere le terre e di sfruttare così i nullatenenti; tra di loro si interponevano ne figure dei gabellini: coloro che per conto dei grandi latifondisti ricercavano la forza lavoro tra i nullatenenti in cambio di un tozzo di pazze.
La storia non ha appurato chi fu o chi furono realmente i mandanti della strage, ma un’affermazione la possiamo evidenziare con la quasi assoluta certezza: il bandito Giuliano non fu il mandante di quella strage. Ma come proprio lui che era dalla parte dei poveri, proprio lui che aveva aderito al movimento separatista, proprio lui che (a detta degli abitanti di Monte Lepre) rubava ai ricchi per dare ai poveri, proprio lui massacra i suoi stessi con paesani. Inserire la Sicilia in un contesto internazionale e in un gioco più grande di lei, in una lotta tra Stati Uniti e comunisti appare uno scenario azzardato, ma non poi così tanto improbabile, se di mezzo ci caliamo in Italia la Democrazia Cristiana. La D.C: era situata tra due fuochi: tra la necessità di portare avanti il dialogo con gli Stati Uniti, i grandi promotori e “manovratori” del referendum della vittoria della Repubblica a scapito della Monarchia, e i comunisti, i quali in Italia erano in forte aumento in quanto i loro ideali avevano un forte appeal sulla popolazione italiana, la quale nel dopo guerra era ridotta in povertà. Per la D.C. trovatasi a fronteggiare l’affare “Portella” fu facile attribuire la colpa a Giuliano, pericoloso e inafferrabile bandito. Non furono svolte indagini, interrogatori e non ci furono testimoni. Ma Portella per uno strano gioco di rimandi storici torna sempre d’attualità: il massacro di poveri innocenti riemerge sempre con maggiore forza. Accade che a debellarlo dalla memoria storica italiana ci proviamo nel 1982, il 30 aprile assassinando barbaramente Pio La Torre. Di questa strage mi è rimasto in mente il barbaro omicidio: una raffica di colpi talmente potente da far sbalzare il corpo del politico italiano sul sedile dell’autista, mentre il suo piede sfondava e rimaneva penzolante dal finestrino. La mafia uccide Pio La Torre. Dal carcere durante un’udienza Salvatore Riina sbotta: “Io.. a quelli… con Pio… il favore ce l’ho fatto..” Ora aspettare che Riina ci spieghi in modo dettagliato quanto avvenuto appare inverosimile, a meno che, come sta accadendo in questi ultimi mesi, egli non voglia renderci partecipe delle sue mirabolanti avventure di unico big boss.
Da Portella della Ginestra a Pio La Torre passa la memoria storica italia di fatti mafiosi, e non, per i quali molto probabilmente non si otterrà mai giustizia. Da un punto dobbiamo partire e che ci ha ricordato Borsellino con la strage di Capaci: “non posso dire che sia stata la mafia e soltanto la mafia, ma la mafia è stata comunque”. Commuove ancora ascoltare le testimonianze dal vivo di coloro che, oramai novantenni, dicono che loro a Portella ci sono stati e ci tornerebbero, ci coloro che hanno collaborato con Pio La Torre e ogni giorno portano avanti quella lotta per uno Stato più giusto. Ricordare “Portella e ricordare Pio” vuol dire ricordare la nostra memoria storica di italiani.11174873_954726651213414_3978589387622859147_n 11206062_954726844546728_3346271647030741520_n

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