25 luglio 1943 la prima caduta del fascismo

Gran-Consiglio

La battaglia di El Alamein tra l’ ottobre e il novembre 1942 in cui le truppe inglesi del generale Montgomery costrinsero alla resa le truppe italo-tedesche comandate da Rommel fu il segnale che per l’ Italia stava maturando la sconfitta totale nella Seconda Guerra Mondiale. Il Re Vittorio Emanuele III già dal maggio 1943 cercando un’ alternativa a Mussolini iniziò a colloquiare con Badoglio, inoltre pensò di ristabilire un dialogo con l’ Inghilterra. Il malcontento affiorava ovunque. Scioperi in marzo a Torino e Milano. Il 10 luglio 1943 gli angloamericani sbarcarono sulle coste italiane. Mussolini era consapevole di andare incontro alla sua fine, ma provò invano a cercare una mediazione con Hitler a Feltre il 19 luglio 1943. Volle proporre al Fuhrer l’uscita dell’ Italia dalla guerra, ma Hitler di pessimo umore non diede nemmeno la parola al dittatore italiano, si limitò a rinfacciare i limiti dell’alleato. Il Duce tornò a Roma la sera stessa, in quella giornata gli alleati avevano roscesciato uno spropositato quantitativo di bombe sulla capitale. La situazione era sempre più drammatica. Il 4 giugno 1943 il Re incontrò in udienza Dino Grandi, presidente della Camera. In tale occasione il sovrano indicò la procedura per riportare i poteri istituzionali a Sé dopo averli precedentemente consegnati al Duce. Occorreva quindi che un organismo istituzionale, il Gran Consiglio del Fascismo ad esempio, usasse i suoi poteri per esautorare Mussolini. Il Duce fu quindi messo alle strette e controvoglia, poiché aveva piena percezione della situazione, convocò la seduta straordinaria del Gran Consiglio per le 17 del 24 luglio 1943. Questo organo istituzionale fu creato nel 1928 e non si riuniva dal 1939. I membri del Gran Consiglio erano 28. Mussolini cercò di difendere il suo operato incolpando i suoi sottoposti di negligenze varie per giustificare le male sorti della guerra. Dino Grandi prese la parola e presentò il suo ordine del giorno nel quale chiedeva il ripristino delle attività istituzionali tradizionali e la riacquisizione da parte del Re delle deleghe di Capo dello Stato. La sua abilità oratoria gli consentì di stare in un particolare equilibrio nel condannare la dittatura di Mussolini che di fatto, secondo Grandi, rovinò gli ideali originali del fascismo. Mussolini ascoltò senza avere la forza di controbattere, ma ebbe un’ ultima carta, ovvero chiese qualche ora per sospendere la seduta. Ma Grandi fu inflessibile occorreva andare dritti fino alla fine, onde non rischiare di essere arrestati e dare scampo al Duce di riabilitarsi in qualche modo. Alle 2 del mattino seguente, Mussolini mise ai voti l’ ordine del giorno Grandi. La votazione fu la seguente: 19 voti a favore, 9 contrari e un astenuto. Mussolini sfinito domandò “chi porterà al Re il risultato?” Grandi gli rispose “tu lo farai”. Il giorno dopo il Duce fu ricevuto a Villa Savoia dal Re. Venne fatto arrestare dai carabinieri e tratto via in autoambulanza. Alle 22.30 la radio diede la notizia. Questa fu la prima caduta del fascismo, la seconda e definitiva avvenne il 25 aprile 1945.

Ettore Poggi

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