Nulla evoca meglio la fine del mandato di Obama quanto il suo sguardo rassegnato e invecchiato, ben lontano da quella immagine di uomo forte, sognatore e determinato che ha dato nuova fiducia agli americani instillando nei loro cuori l’idea di un nuovo sogno americano. Barack Hussein Obama II è stato eletto 44° Presidente degli Stati Uniti d’America nel 2008, insignito del premio Nobel per la Pace nel 2009 e rieletto alla stessa carica di Presidente nel 2012. Non solo: è stato il primo presidente americano a parlare di diritti omosessuali e a battersi per essi. Nonostante la difficoltà nel ricoprire un incarico così delicato Obama è stato in grado di porre fine alla guerra in Afghanistan, logorante quanto quella del Vietnam, di sconfiggere il re del terrore Osama Bin Laden, di guidare il paese attraverso una crisi economica mondiale di difficile soluzione, di migliorare le condizioni di vita degli americani lanciando una campagna alimentare che potesse porre rimedio al problema dell’obesità. A Obama è riuscito tutto, o quasi. Si dice che un pessimista sia un realista ben consapevole dei fatti, ed è un Barack molto realista quello che ammette che no, purtroppo negli Stati Uniti d’America non è possibile realizzare una legge contro l’uso indiscriminato delle armi. E dire che ci ha provato in tutti i modi: dalle campagne di sensibilizzazione al cibo e generi di prima necessità in cambio di armi. Il sognatore era convinto di poter guidare un paese diversamente dal suo predecessore, quel George W. Bush così legato e dipendente dalle grandi lobby di potere, dalle armi al petrolio. La consapevolezza di non detenere il potere di realizzare una semplice legge che possa limitare e regolare l’uso delle armi tra i privati cittadini è stato un risveglio amaro e doloroso. 2405 persone sono decedute in America a seguito di stragi commesse in cinema, scuole, centri commerciali, abitazioni private, strade, piazza e altri luoghi di aggregazione, Ad ogni tragico evento di questo genere segue l’umiliazione pubblica di un uomo che presentandosi davanti agli americani chiede scusa, abbassa lo sguardo e dice “No, we can’t”.
Roberto