Il 3 settembre 1989 morì a 36 anni Gaetano Scirea. Calciatore della Juventus e della nazionale italiana. A tarda sera Sandro Ciotti interruppe la serie dei gol alla domenica sportiva per dare la tremenda notizia. Era andato in Polonia a seguire il Górnik Zabrze prossimo avversario della Juventus. Erano le 12,50 di domenica: Scirea viaggiava sull’ autostrada su una Fiat 125 Polski verso Varsavia. Di lì avrebbe dovuto prendere il volo per Torino, accompagnato da un autista locale, da un interprete e da un dirigente del Górnik. La Polski Fiat 125p conteneva quattro taniche di benzina nel bagagliaio. L’ autista fece un sorpasso azzardato cercando di superare due tir. L’urto con un furgone che veniva in senso contrario imprigionò Gaetano all’interno del veicolo. L’ auto prese fuoco, e morì bruciato. Una fine orribile. Venne consegnato immediatamente alla leggenda. Un uomo mite, equilibrato ed educato. Un campione unico nel suo ruolo, sapeva vedere il gioco, interveniva con tempismo e senza commettere scorrettezze. Aveva un ottimo tocco di palla e segnava anche molto per essere un difensore. Non protestava, non litigava, parlava poco e sapeva farsi rispettare. Fu ammonito due sole volte e non fu mai espulso e mai squalificato. Da giocatore vinse sette titoli di campione d’Italia e due coppe Italia; in campo europeo vinse 1 Coppa Uefa (1976-1977), 1 Coppa delle Coppe (1983-84), 1 Supercoppa Uefa (1984), 1 Coppa dei Campioni (1984-85) e 1 Coppa Intercontinentale (1985). Quando vinse il mondiale con l’ Italia nel 1982 i suoi compagni andarono a festeggiare tutta la notte, lui e Zoff rimasero in camera in silenzio ad assaporare il momento. Era generoso, la moglie Mariella ricorda come lui fosse ospitale. Ogni tanto arrivava a Torino qualche gruppetto di tifosi da tutta Italia, Gaetano li incontrava volentieri e quando sapeva che sarebbero andati a mangiare un panino in qualche bar, ecco che il capitano juventino se li caricava in macchina e li portava a cena a casa sua. Franco Baresi, ricorda ancora oggi come fosse un esempio per lui, per doti tecniche e correttezza. Il presidente Boniperti lo considera a tutt’oggi il suo fuoriclasse, e ricorda che quando qualcuno suggeriva di stendere l’avversario con un calcione, Gaetano molto candidamente diceva di non esserne capace. Lontanissimo dallo stile odierno dei calciatori divi. Scirea richiama alla semplicità e alla civiltà, un esempio di come ci si comporta correttamente con i compagni e con gli avversari. Il capitano che ci manca di più anche perché è andato via troppo presto.
Ettore Poggi