Il 3 gennaio 1929 nacque a Roma Sergio Leone. Regista e produttore cinematografico italiano. Figlio d’arte, i suoi genitori erano il regista Roberto Roberti (alias Vincenzo Leone) e l’ attrice Bice Valerian (alias Edvige Valcarenghi). Cresciuto a Trastevere, conobbe e studiò una vasta umanità romana che è poi entrata massicciamente nei suoi film. Fu un grande ammiratore dei film western di John Ford dal quale ricavò una distanza concettuale precisa: i personaggi di John Ford guardavano con speranza gli spazi sconfinati, i personaggi di Leone avevano paura di riceversi una pallottola in mezzo agli occhi. Il suo esordio risale all’età di quattordici anni con suo padre, nel film Bocca sulla strada. La sua seconda esperienza è targata De Sica, dove fece l’assistente gratuito e svolse la parte di un giovane prete nel film Ladri di biciclette. In seguito collaborò con registi del calibro di Gallone, Camerini, Soldati, Blasetti, Comencini e De Sica. Quando le produzioni hollywoodiane vennero a Roma a girare i film Peplum (storie in costume riprese dalla Bibbia) lavorò con registi come William Wyler e Mervyn LeRoy. Diresse la scena della corsa delle bighe in Ben Hur. Collaborò in Quo vadis e altri film americani. Questa esperienza gli consentì di sviluppare uno stile personalissimo che si è poi imposto a livello internazionale. Grandissimo narratore per immagini, Leone riusciva a dare spessore ai personaggi con i primissimi piani sugli sguardi. La sua regola era la spettacolarità in ogni scena. Un campo lungo e un primissimo piano erano studiati con la medesima grandissima attenzione. Il suo primo film da regista fu Il Colosso di Rodi. Con i western Per un pugno di dollari e Per qualche dollaro in più diede prova di composizione maniacale delle scene. Faceva uso dei dettagli spesso sulle armi usate dai suoi personaggi, sulle cosce dei cavalli, gli zoom plateali. Bernardo Bertolucci e Dario Argento furono gli sceneggiatori con lui di C’era una volta il West. Il film Il Buono, il Brutto e il Cattivo fu ispirato da un film di Kurosawa La sfida del Samurai. Possiamo tranquillamente individuare due trilogie nelle sue opere, la prima quella del dollaro (Per un pugno di dollari, Per qualche dollaro in più, Il buono il brutto e il cattivo). La seconda trilogia quella del tempo e la memoria (C’era una volta il west, Giù la testa e C’era una volta in America). Stanley Kubrick ebbe a dire che senza i film di Sergio Leone non avrebbe mai realizzato Arancia Meccanica. Quentin Tarantino lo eleva a maestro e ogni suo film è farcito di citazioni leoniane. Clint Eastwood fu scoperto da Leone nella serie televisiva Rawhide. Il primo film di Clint Eastwood regista a prendere un oscar fu Gli spietati. Clint all’inizio del film pose la scritta in onore dell’ amico e maestro “a Sergio”. Il sodalizio con Ennio Morricone, secondo solo al binomio Lennon e McCartney, rese possibile la valorizzazione di un elemento comune al cinema e alla musica e trasporlo nel racconto filmico magistralmente, il tempo. Un uomo che viene raccontato come in apparenza serio e burbero, ma dall’animo buono e riflessivo. Possedeva senso dell’ ironia che mescolava con il cinismo in un equilibrio straordinario. Il suo ultimo film C’era una volta in America sviluppava una trama che intrisa di malinconia annodava i suoi temi prediletti: l’amicizia, il tradimento e la memoria. Attraversando diversi generi poliziesco noir il thriller psicologico e il dramma sentimentale. Quella maliconia che ha pervaso poi chiunque si sia appasionato al cinema di Leone. Lasciandoci per sempre il 30 aprile 1989 a chi lo ama ancora oggi viene da chiedersi cosa darebbe “per qualche film di Leone in più″.
Ettore Poggi