Pio XII, Defensor Urbis

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La periodica riproposizione del processo di beatificazione di Papa Pio XII riapre il dibattito sulla figura e sul ruolo del romano pontefice durante la seconda guerra mondiale. Eugenio Pacelli fu a capo della Chiesa con il nome di Pio XII dal 1939 al 1958. Il contesto storico all’interno del quale si inserì l’azione dal papa risulta essere particolarmente complesso: la fine degli anni Trenta vedono una difficile situazione di accordo tra lo Stato italiano e lo Stato pontificio, situazione derivante dalla conquista di Roma di fine diciannovesimo secolo e dalla sua trasformazione in capitale del Regno d’Italia. In concomitanza, proprio in questo periodo, si afferma in Italia il Fascismo, fenomeno nuovo e trasversale che si impone sulla scena politica italiana e internazionale, a cui segue ad inizio anni Quaranta lo scoppio della seconda guerra mondiale, il difficile momento dell’armistizio, l’occupazione delle truppe tedesche, il bombardamento di Roma, la liberazione dell’Italia; dagli anni Cinquanta inizia l’evoluzione della società post secondo conflitto mondiale con i presupposti di un nuovo boom economico e, a livello internazionale, la “guerra fredda” tra Usa e Russia. Durante tutti questi avvenimenti si concretizzò il ruolo di Pio XII: storicamente risulta complesso esprimere un giudizio razionale, oggettivo e unanime sulla sua attività di pontefice. Ad oggi, si hanno due tipi di valutazione: una negativa, secondo la quale Pio XII operò nel silenzio, non condannando l’azione nazista di genocidio nei confronti degli ebrei d’Europa, non proteggendo gli ebrei romani, non impedendo il massacro delle Fosse Ardeatine; secondo l’altra valutazione, quella difensiva, fu solamente grazie alla sua opera silenziosa che Pio XII poté accogliere negli edifici vaticani centinaia di ebrei, salvando così loro la vita. L’immagine impressa nella memoria storica collettiva italiana, che lega Pacelli al conflitto, è la sua presenza nel quartiere di San Lorenzo, dopo il bombardamento americano del luglio 1943: il papa senza scorta, su una semplice auto, accompagnato solamente dal suo segretario Montini, futuro Paolo VI, si precipitò nel luogo più colpito dai bombardamenti americani, pregando tra la folla Quell’immagine lo eresse a defensor urbis. Ciò che dal punto di vista storico risulta essere meno noto è che, grazie all’azione silenziosa del romano pontefice, Pacelli estese l’extraterritorialità anche al di fuori dello Stato del Vaticano, nella città di Roma, permettendo così agli edifici ecclesiastici romani di non essere perquisiti dalle truppe tedesche e di poter accogliere e salvare ebrei, militari, partigiani e ricercati politici. Attualmente Pio XII ha raggiunto la qualifica di venerabile per la Chiesa cattolica e il processo di beatificazione può essere avviato solo in presenza di un miracolo attribuibile alla sua intercessione. Solo un miracolo può, quindi, rivalutare l’azione di un pontefice vissuto in un’epoca di cambiamenti troppo forti e radicali anche per la stessa Chiesa romana. Solo così si può spiegare il motivo per cui il suo successore, Giovanni XXIII, sentì l’esigenza di indire un concilio vaticano in cui discutere dei cambiamenti avvenuti nel mondo, di quelli che si stavano verificando all’interno della società e di provare a tracciare una nuova rotta per la Chiesa. Il riassunto del pontificato di Pio XII si legge nella sua dichiarazione radiofonica pronunciata in occasione del natale del 1943:

Noi abbiamo fatto e faremo sempre quanto è nelle nostre forze materiali e spirituali per alleviare le tristi conseguenze della guerra, per i prigionieri, per i feriti, per i dispersi, per i randagi, per i bisognosi, per tutti i sofferenti e i travagliati di ogni lingua e nazione” Pius PP. XII

Roberto

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