Risoluzione ONU 181: la partizione della Palestina

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Dopo il collasso dell’impero ottomano alla fine della I guerra mondiale, il territorio palestinese passò sotto il controllo inglese. Alla fine della II guerra mondiale, tuttavia, gli inglesi preferirono rinunciare al loro mandato e posero la zona nelle mani dell’ONU, in quanto non era più possibile per il regno britannico mantenere l’ordine in quei territori. L’ONU istituì così un comitato speciale, l’UNSCOP, United Nations Special Committee on Palestine, al fine di trovare una soluzione gestionale che potesse fornire stabilità a lungo termine. La proposta dell’UNSCOP fu quella di creare due stati, uno arabo ed uno ebraico, e di considerare Gerusalemme corpus separatum sotto il controllo delle nazioni unite.
Dal punto di vista territoriale, la partizione proposta privilegiava leggermente lo stato ebraico, che avrebbe coperto il 56% del territorio totale; dal punto di vista della popolazione, la Palestina all’epoca era occupata per 2/3 da arabi e un per 1/3 da ebrei: Il 2% degli ebrei, cioè 10.000 persone, dopo la partizione non si sarebbero trovati né nello Stato ebraico, né nella zona internazionale di Gerusalemme; il 31% degli arabi, ossia 405.000 persone, non si sarebbero trovati a vivere né nello Stato arabo, né a Gerusalemme.
Le reazioni a questa proposta furono disparate e richiesero lunghi negoziati preliminari: gli ebrei accettarono di buon grado il piano, mentre gli arabi lo rifiutarono fin da principio; l’ONU dovette ricorrere a più votazioni per arrivare a quella definitiva del 29 novembre 1947, la cosiddetta “Risoluzione ONU 181”, ovvero l’approvazione del piano UNSCOP da parte dell’assemblea generale delle nazioni unite.
Seguirono immediatamente scontri e guerriglie tra la popolazione ebraica e quella araba; alla partenza delle truppe inglesi nel maggio del ‘48 il conflitto si estese e diede luogo alla guerra arabo – israeliana.
La “catastrofe”, così è chiamato in arabo questo conflitto, portò all’origine dello stato di Israele, che a meno di due anni dopo l’approvazione del piano di partizione si estendeva su un territorio quasi doppio rispetto a quello fissato dall’ONU e quanto restava del previsto stato palestinese fu annesso alla Transgiordania e all’Egitto.
La “soluzione dei due Stati”, la teoria per cui per risolvere il conflitto in Palestina sia necessaria la creazione negoziata di due stati separati per arabi ed ebrei, è considerata tutt’oggi più di una semplice ipotesi, e denota tutta la disperazione e il dramma di una convivenza impossibile e di una pace utopica.

Maria

 

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